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Assistere l’ex marito violento. La scelta giusta

Cerco il tuo sguardo ma i tuoi occhi sono fissi nel vuoto, sei prigioniero nel tuo letto, della malattia che ha un nome tedesco, freddo… Alzheimer. Testimonianza di un amore ‘altro’

Assistere l’ex marito violento. La scelta giustaMercoledi, 14/04/2021 – Buongiorno amore.
Con delicatezza ti faccio il segno della croce sulla fronte, una carezza sulla guancia. Cerco il tuo sguardo ma i tuoi occhi sono fissi nel vuoto, sei prigioniero nel tuo letto, della malattia che ha un nome tedesco, freddo… Alzheimer.
Ti sfioro la mano a questo punto la stringi: è uno dei pochi contatti che ancora hai con me.
Ti accendo la musica, un piccolo prezioso box con tutte le tue canzoni preferite scelte accuratamente da nostra figlia. Ne canticchio una con la speranza di strapparti un sorriso o una parola anche per dirmi che sono stonata come una campana…tutto tace.
Ciao bello, vado a scuola, fai il bravo. Ti sfioro la fronte con un bacio tenero, un’ ultima carezza, e via al lavoro mentre so che gli Angeli custodi (celesti e terreni) veglieranno su di te fino al mio rientro.
Appena in auto mi guardo allo specchio, sono incredula… dopo tanti anni di litigi vessazioni e violenze pensavo che questi sentimenti non li avrei mai potuti provare.
Quanto dolore, rancore, soprusi.
Con i ricordi faccio un grande passo indietro…Dopo 34 anni di matrimonio, ero riuscita a separarmi da te, a 54 anni avevo trovato la forza di dirti basta, basta non ne posso più…ora i figli sono grandi e ho diritto di vivere serena…
Ti avevo amato tanto e anche tu hai amato me, ma ogni volta che non ti dicevo di sì e non ero d’accordo con te su qualcosa si andava a finire allo scontro dapprima verbale, poi con il passare degli anni e l’aumentare delle contraddizioni anche fisico.
Avevo paura di te, perché comunque a me piaceva esprimere un’ opinione anche se andava contro la tua… ho sempre amato la verità e la libertà di pensiero.
Ad un certo punto della mia vita ho capito che ero prigioniera delle tue idee e del tuo modo inesorabilmente giusto di ragionare.
Ho rispolverato il diploma ormai dimenticato nel cassetto, poi la provvidenza che a volte non guasta e un lavoro lontano da te…finalmente non avrei avuto più paura di starti vicino, di rimanere sola con te, dei tuoi scatti di rabbia, di sentire le tue mani che mi stringevano al collo…
Dopo il primo momento di scoraggiamento, con la separazione, finalmente mi ritorna il sorriso. Quello vero, non quello di circostanza che ha accompagnato la mia vita quando ostentavo a tutti l’immagine della famiglia del Mulino Bianco mentre dentro di me vivevo l’angoscia e tra le mura di casa vivevo l’inferno… Sorrido sul serio comincio ad assaporare la mia nuova vita.
Tutto questo però dura poco, troppo poco. Arrivano i primi segni della tua malattia diagnosticata con difficoltà vista la giovane età…non avevi ancora neanche 60 anni.
Non ti nascondo che all’inizio ho pensato ad una beffa. Ma come? mi dicevo… ora che cominciavo a stare bene ora che mi stavo riprendendo, ora che avevamo trovato un nuovo equilibrio anche familiare… come faccio? Che faccio?
Come fai da solo? Finirai in un istituto? Ma io che c’entro? Siamo separati… Non tocca a me.
Una miriade di pensieri, di frustrazioni, sensi di colpa, ribellione.
La strada si fa di nuovo in salita perché non me la sento di abbandonarti, in fondo ti ho sposato per amore, sei il padre dei nostri figli, il nonno dei nostri nipotini.
Piano piano si ricomincia, tutti insieme, cercando un nuovo equilibrio con le nuove dinamiche e con tutte le difficoltà di questa terribile malattia che inesorabilmente ti porta via tutto, anche il volto delle persone più care, i figli i nipoti.
Nel frattempo sono arrivata al lavoro scendo dalla macchina, saluto e sorrido alle colleghe che incontro, ai ragazzi.
È un sorriso sincero perché mi sento serena, in pace.
Questo non toglie niente alla fatica quotidiana del vivere ma quando guardo i nostri figli, i nostri nipoti sento che abbiamo fatto la scelta giusta.
Testimonianza di vita vissuta che chiede di rimanere anonima
Tratto da Noidonne.org
Pubblicato da: ReteDonne e.V.

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