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Come superare il dolore per un figlio che non arriva?

di Sara Lindaver
Psicologa Padova
Come superare il dolore per un figlio che non arriva? Questa è probabilmente una domanda da un milione di dollari che penso che molte coppie in difficoltà per il loro bambino tanto desiderato che non arriva sarebbero disposte a spendere per riuscire in qualche maniera a ridurre la loro sofferenza.

Non c’è una risposta che prevede delle istruzioni che vadano bene per tutti. Quel che è certo é che per superare questo dolore bisogna attraversarlo, lasciarsi travolgere per poi potersi permettere di attraversare nuove strade con la serenità che ognuno di noi merita.

Ma cosa vuol dire attraversare il dolore per un figlio che non arriva? Si tratta di un vissuto equiparabile a quello del lutto, dove a mancare non é una persona con cui abbiamo condiviso più o meno intesi e lunghi periodi di vita assieme ma un bambino o una bambina che abbiamo a lungo atteso ed immaginato e che magari ha anche abitato nella pancia della mamma ma per periodi troppo brevi.

In ogni esperienza di lutto sono identificabili 4 fasi:
– la negazione,
– la rabbia,
– la tristezza,
– l’accettazione.

Anche nell’affrontare la propria infertilità o sterilità la coppia può trovarsi ad affrontare queste 4 fasi che in genere assumono queste caratteristiche:

La negazione: Non è possibile. Probabilmente il medico si é sbagliato. Meglio fare ulteriori accertamenti. Sicuramente in Italia le tecniche di procreazione assistita non sono così avanzate come all’esterno. Meglio cercare un centro PMA privato con maggiori possibilità di successo. Probabilmente il farmaco per la stimolazione ormonale che mi hanno dato non era adeguato.
La rabbia: Non é possibile: tutti attorno a noi aspettano un bambino. Vedo solo donne incinte. Pure quella che sembrava malata ha avuto un figlio al primo colpo. C’è pure gente che fa i figli per sbaglio. Provo un’invidia che mi attanaglia. Perché gli altri per fare un figlio si divertono ed io devo soffrire? Gli altri non capiscono e non potranno mai capire.

La tristezza: Forse non saremo mai genitori. Non potrò mai vivere l’emozione di sentire un bambino crescere e muoversi nella mia pancia. Non potrò mai assistere al parto della mia compagna. Quando verranno a mancare i miei genitori non ci sarà più nessuno con le mie caratteristiche fisiche. Che senso ha tutto il mio darmi da fare se non posso lasciare nulla a nessuno? Sono un uomo fallito. Sono una donna a metà. Nessuno ci può capire.
L’accettazione: Forse non poter avere un bambino nostro non implica necessariamente il non poter essere felici. In fin dei conti prima che nascesse in noi questo desiderio che non si è potuto realizzare noi eravamo felici e soddisfatti della nostra vita. Forse per la nostra vita era semplicemente previsto un destino diverso. Possono esserci altre forme di genitorialità diverse da quella biologica come l’affido e l’adozione.
Le coppie e le persone con cui solitamente lavoro in genere stanno affrontando la fase di rabbia o di tristezza. Assieme possiamo imparare che il dolore ci può travolgere ma non distruggere, che è parte di un percorso di riscoperta di nuove risorse e possibilità e che ha bisogno di essere attraversato per poter essere superato.

Mi piace usare la metafora dell’onda. Imbattersi nel mondo dell’infertilità é un po’ come ritrovarsi in mare aperto nel bel mezzo di una forte mareggiata. Ci sembra di annaspare, non sappiamo che fare e tutti i nostri tentativi di stare a galla e cercare di padroneggiare il mare sembrano vani. Se però ci facciamo attraversare dall’onda del dolore quest’onda può permetterci di riportarci a riva e di avere da qui l’opportunità di scegliere nuovamente quale strada vogliamo intraprendere per ricercare e trovare il nostro benessere. Chiunque in mezzo alla mareggiata prima o poi torna a riva. É importante aver fiducia nelle proprie risorse che ci possono permettere di affidarci all’onda, di vivere il dolore senza che questo ci annienti.

Nei percorsi di sostegno psicologico di cui mi occupo lavoro assieme alle persone sul ritrovare queste risorse e sul potenziare la loro fiducia in essere. Talvolta questo dolore può sembrare insormontabile ed in queste situazioni andiamo anche assieme a vedere quali parti di sé si sente che possano essere distrutte da questa potente onda, esplorando la propria storia personale, di coppia e familiare.

Sara Lindaver Psicologa Psicoterapeuta Padova

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