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Desiderio ed educazione: etimologie di un dono

di Sara Cappelletto

Educare allo stupore ed alla positività
Il termine “desiderio” è soggetto a controversie linguistiche notevoli, con proposte di varie alternative etimologiche. Va per la maggiore, comunque, una derivazione dal latino desiderium, vocabolo composto da de e sidera: semplicisticamente “mancanza di stelle”, più precisamente “smettere di osservare le stesse per trarne auspici e quindi bramare qualcosa che ora manca”.
Desiderio: trovo straordinario notare come una parola dal significato profondo e meraviglioso come questa, trovi la sua origine in qualcosa che non c’è. E, proseguendo questo cammino di senso, potrebbe trarre spunto da un bisogno.
Ecco allora che in questa parola, che forse è una tra le più belle della nostra lingua, si racchiude un dono: quello di sentire, riconoscere, voler vedere una necessità. E allora, in questo, il desiderio va a pari passo con l’educare. In quest’ultimo termine infatti la particella e sta per “fuori”, mentre ducere sta per “condurre”, quindi un accompagnamento da un “dentro”, ad un “fuori”. In questo senso l’educazione diventa prima di tutto riconoscimento dell’altro, del bambino e della bambina, nel suo essere autonomo, indipendente, competente, capace, dentro. Una consapevolezza che conta sul bambino, che si fida di lui e del fatto che il suo desiderio di apprendere è intrinseco a sè. Ma il “fuori” non serve proprio a nulla? Sì, il fuori serve ad irrigare i semi potenti che le nostre creature hanno nel cuore. Serve ad accogliere qualsiasi tipologia di fiore che nascerà PER QUELLO CHE E’; a piantare accanto al seme qualcosa che non sia costrittivo per lui ma ospitale e confortevole; ad offrirgli terreno fertile, pulito, che ha una storia che ha elaborato, filtrato, nutrito; a donare opportunità e protezione; a riconoscere ad ogni creatura centrata in questo seme il ruolo di protagonista della sua biografia. Con una certezza: che il “fuori” per primo dovrebbe accogliersi e amarsi per chi è.
In questa metafora del seme, il “dentro” (quindi il bambino) è un’anima innocente, dallo sguardo puro, incapace di formulare pensieri infimi o intenzioni malevole. E noi adulti, “il fuori”, siamo tutto ciò che lo può aiutare nella SUA evoluzione positiva. Se solo ci accontentassimo di questo, saremmo già a buonissimo punto! Ma noi, spesso, invece di creare la felicità, la cerchiamo. Quindi: se il piccolo o la piccola non dormono, cerchiamo ovunque consigli e strategie su come farlo dormire. Idem se non mangia, se piange, se non ride, se gioca troppo, se non gioca affatto, se è troppo bravo a scuola, se non è bravo a scuola… Ma non sempre siamo disposti a prenderci cura delle cause di tali comportamenti…perché forse siamo troppo occupati dal bisogno di risolvere le situazioni, prima ancora di accoglierle e accettarle come parte di questo processo evolutivo che è la crescita. Non c’è tempo per fermarsi, per approfondire…l’importante è trovare soluzioni rapide ed indolori. Purtroppo per tutti, però, spesso il risultato di tutto ciò è trovarci di fronte creature che non si impegnano in nulla (“Non so con cosa giocare…” e di fronte a sé, il mondo dei balocchi!) …e se fosse proprio perché quella “mancanza di stelle” insita nel termine desiderio è stata loro tolta, eliminando anche il loro naturale senso dello stupore?
Bè, non tutto il male viene per nuocere dice il proverbio… Infatti, c’è una grande fortuna che abbiamo: come nel cielo notturno ci sono infinite stelle, alcune che brillano di più, altre di meno, anche i sensi e lo stupore dei bambini possono assopirsi…ma non sparire! E questo significa che possiamo ricreare, far evolvere, veder trasformare la nostra stella anche quando la vediamo pallida, quasi spenta, poco splendente. E come?
Rimettendoci in osservazione. Incoraggiando il silenzio. Rispettando i ritmi vitali di ognuno (sia i nostri di adulti che quelli dei nostri bambini). Proteggendo e pure salvando le preziose tappe della loro infanzia, aiutandoli nella consapevolezza della bellezza che ogni età porta con sé. Confidando in essi per il loro processo evolutivo, rispettandone i tempi, i ritmi, le diversità rispetto ad ogni altro essere sulla terra (noi genitori compresi, ovviamente). Circondandoli di gentilezza, ascolto, ottimismo, fiducia, apertura e, nel sentire di ognuno, gioia.

da La Biolca Associazione culturale
Biolcalenda LA RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONE LA BIOLCA

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4 Comments

  1. Luisa ha detto:
    4 Agosto 2021 alle 16:03

    Contributo molto, molto interessante. Grazie!

    Rispondi
  2. Martina Ferraboschi ha detto:
    4 Agosto 2021 alle 19:34

    Quanto pregiudizio, invece e quanta ansia di risolvere, di imbrigliare, ha la nostra cultura pedagogica ed educativa, quanto poco ci si ferma ad osservare e soprattutto ad ascoltare, ad ascoltarsi! Se non si è allenati ad ascoltare i propri desideri, le proprie ‘mancanze di stelle’ , è molto difficile educare all’ascolto, in questo dialogo tra il dentro e il fuori. Grazie, mi sono quasi commossa nella lettura e non conoscevo l’etimologia (così poetica!) di desiderio.

    Rispondi
  3. Elena Vigiano - Torino ha detto:
    4 Agosto 2021 alle 22:14

    I bambini crescono imitando gli adulti, ma credo che gli adulti dovrebbero diventare maturi osservando e imitando i bambini, mantenendo quella “semplicità ludica” di crescere ed evolvere.
    L’adultità è il punto di incontro tra il mondo infantile e quello adulto accomunandoli nella formazione di una personalità autentica

    Rispondi
  4. Elena Vigi- Torino ha detto:
    4 Agosto 2021 alle 22:15

    I bambini crescono imitando gli adulti, ma credo che gli adulti dovrebbero diventare maturi osservando e imitando i bambini, mantenendo quella “semplicità ludica” di crescere ed evolvere.
    L’adultità è il punto di incontro tra il mondo infantile e quello adulto accomunandoli nella formazione di una personalità autentica

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