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Diritti e Società: Storie di ordinaria umanità di Ilaria Goffo

Per Diritti e Società, ecco per tutti noi una storia che ci invita a riflettere sulla vecchiaia e sul prendersi cura con amore dell’altro.
Ilaria Goffo, ci propone una pagina di vita toccante e delicata.
Buona Lettura!

Sono a fare una passeggiata con il mio cane e incontro una coppia di anziani signori. Lei davanti in tenuta sportiva e lui dietro di qualche metro, più lento; ipotizzo che abbia qualche problema a camminare.
Il mio cane inizia a ringhiare ad un altro molto più grande che è dall’altro lato della strada, dietro al cancello di una casa e la signora anziana mi dice: “Guarda abbiamo entrambe i cani che ringhiano”.
La guardo ma non vedo cani e lei mi indica il marito che non risponde mentre ha lo sguardo nel vuoto. Capisco che qualcosa non va; la metafora del cane, sì, mi sembra un po’ dura, ma non giudico e penso, in me, che di sicuro la signora ha una sua storia da raccontare. Non sbaglio.
Lei sorride con grande malinconia, ma negli occhi brilla una luce strepitosa. La percepisco, la sento ed è bellissima.
Mi racconta che passeggia sempre in quel viale con il marito perché lui ama il gelato. Lui mi guarda, ma non reagisce né con un sorriso, né con gli occhi e capisco la situazione. Non parla e muove a fatica le gambe. Lei lo deve accudire come un bambino, o forse portare a spasso come un cagnolino, comunque si vede che gli vuole bene, non sarebbe lì con lui, per sola consuetudine, a portarlo a prendere il gelato al solito posto. Mi dice: “Lo porto tutti i giorni a prendere il gelato nella piazzetta lì in fondo” e mi indica la piazzetta con la mano rugosa e le dita lunghe.
Mi racconta anche che ha vissuto per tanto tempo in Grecia e che lì stava bene, erano giovani lei e suo marito, poi hanno dovuto rientrare in Italia. Cosa le manca della Grecia? Me lo racconta con una splendida luce negli occhi e con una bellissima dizione, tanto che viene voglia di dire “Mi racconti ancora”.
Mi dice che stava bene in Grecia perché “La gente è più povera, ma sa comunicare”.
Le rispondo che concordo perché oggi non comunichiamo e, se succede, lo si fa male; molto spesso la gente non vuole parlare, vuole solo raccontare senza ascoltare o solo ascoltare perché non sa parlare, un gioco di parole per dire che siamo dei pessimi comunicatori empatici.
Ci troviamo in sintonia e con la sua splendida luce mi dice ancora “Sa cosa, vedo in questo viale?. Quasi per miracolo incontro sempre persone con cui mi piace parlare”.
“Talvolta mi pare che siano tutti turisti e invece non lo sono”.
Mi fa sentire una turista, perché chi lo sa fare bene ha gli occhi per guardare e osservare, dove osservare è soprattutto cura per i particolari e rispetto del diverso. Viaggiatori nella quotidianità, menti aperte, turista come modalità di porsi, che si mette in ascolto dell’altro, perché è bello conoscere il mondo, perché è bello entrare in relazione e imparare dalle storie degli altri.
La guardo e dico “Che bella cosa questa, signora! E’ bello parlare con lei; ah, io non sono di qua, ma non abito nemmeno molto lontano, ci vengo perché mi piace il fiume e vicino al fiume il mio cane si diverte.
Non sono una turista, ma mi piace venire qui”.
Mi guarda e non è solo voglia di parlare, la sua, è qualcosa di più. Irradia luce, mi sento attratta dalla sua luce.
Mi dice alla fine “Sa, anche lei è una di quelle persone che non si incontra per caso!”
Mi sento felice. Sembra poco, ma non lo è affatto.
Un incontro bellissimo questo; lei, infatti, non mi ha buttato addosso la sua storia e il suo dolore, come avrebbe potuto fare un’altra persona nella sua situazione.
Noi ci siamo raccontate il bene della vita.
A volte incontri persone che ti regalano il loro pesante passato o presente, appesantendo, senza che tu abbia dato loro il permesso; è una mentalità, questa, un modo di vivere e di porsi in relazione.
La sua grecità, la voglio chiamare così, è quella povertà economica che lei racconta ma che è ricca di amore e di allegria pura, che ti mette voglia di sederti e ascoltare le storie altrui.
Beh, a dire il vero, tutto ciò manca da un po’ nella nostra società.
Quella signora di cui non so il nome ha dato valore alla mia passeggiata.
Lei è salita su un piccolo camper, parcheggiato lungo la strada, sotto l’ombra di un salice rigoglioso, ha fatto salire il marito molto lentamente, si è messa al volante e con un fare sicuro, se n’è partita come un’autentica viaggiatrice del mondo.
Ho infilato le mani nel giubbotto, l’ho guardata partire e ho pensato che nulla è per caso e che chi ha occhi per guardare e orecchie per ascoltare porta a casa sempre grandi tesori.
L’incontro con quella coppia, apparentemente silenziosa, mi ha cambiato, come qualsiasi viaggio che, al di là del mezzo e della meta, lo si fa nella testa solo se sei pronto a salpare.
Quella donna anziana resta per me la più giovane che io abbia mai conosciuto.

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