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Storia di Elena

Questa mattina voglio raccontarvi un particolare della vita di Elena.
Chi è però Elena? Una, per me,ragazza di 38 anni, venuta in Italia in cerca di lavoro dalla Siberia quindici anni fa.
Elena è preziosissima soprattutto nei momenti di bisogno. Attraversammo insieme, nelle ore di lavoro, i miei malesseri derivati dalla cura chemioterapica, i momenti belli della famiglia, i problemi cui la vita ti mette davanti perché debba ricordarti che gli “attraversamenti” sono diversi e non sempre facili.
Qui da me due volte alla settimana, ha in sé le distese delle nevi e dei boschi del suo Paese.
Sicché ogni tanto la mia casa prende l’aspetto di quei luoghi incantati dove le cose spariscono per lasciare posto a interni “senza frontiere” e l’occhio si può muovere in un’assoluta continuità, senza ostacoli.
Tempo, mentre stirava,le ero accanto dalla mia postazione sedia a rotelle (avevo avuto un incidente in bicicletta), parlavamo di benessere del corpo e dello spirito.
Così, come immersa nel vapore che produceva l’apparecchio, narrava la storia della sua infanzia. In estate la mamma, dovendo seguire il marito per lavoro in diverse città, lasciava Elena e il fratello dalla nonna che viveva in un paesino distante soprattutto calcolando il fatto che gli spostamenti per raggiungerlo erano plurimi e le infrastrutture esistenti non certo comode. La nonna era solita farle fare il bagno nel fieno. Riempiva la vasca di fieno, appunto, e piano piano aggiungeva dell’acqua tiepida. Elena così ricoperta inalava i profumi del fieno in cui la nonna immergeva tipi diversi di fiori. Ricordo mi abbia parlato di ginepro in particolare. Quello che ha di magico la storia di Elena è il suo tornare bambina durante il racconto. Riprendersi per mano, accompagnare me spettatrice e con lei dentro a quel quadro, farmi sentire gli odori della vasca. Avere la sensazione di riposare in quel fieno e respirare. Respirare a fondo. Stare bene.
Gli odori del tempo. Questo voleva poi dirmi Elena. Il fieno è la sua infanzia felice in estate. Le sue corse in quei boschi. Il fiume liquido per pochi mesi.
Ci sono odori che ci danno gioia. Anch’ io ne porto alcuni, ma va diradando il tempo, l’opportunità di fermarli anche perché per evocarli bisogna creare spazi e fermarsi. Altrimenti non li ascoltiamo. Né li sentiamo.
Buona giornata!
Marina

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