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FARMACISTA IN TRINCEA

É passato poco piú di un mese ormai da quando la domenica mattina, arrivata nella farmacia dove lavoro, ho dovuto lasciare chiusa la porta interna, quella comunicante con il centro commerciale, perché il centro doveva rimanere chiuso per Decreto Ministeriale (1 marzo). Da allora ho cominciato a indossare maschera e guanti e successivamente mi sono schermata il volto anche con vetro plexiglas davanti. L’aspetto che mi é sempre piaciuto del mio lavoro é il forte contatto con la clientela, la stessa che adesso mi terrorizza e faccio entrare una-due persone alla volta per paura di potenziali “untori”. Il piacere della chiacchierata con il cliente sembra ormai un lontano ricordo…Le giornate lavorative trascorrono con il telefono che squilla continuamente per gente che disperata chiede se abbiamo mascherine, clienti anziani impossibilitati a muoversi che necessitano di eventuali consegne a domicilio e richieste di nostra conferma di apertura nonostante la situazione esterna disastrosa. Se nelle case i rapporti si fanno sempre piú stretti a causa del divieto di uscita, in farmacia questi rapporti sono stati quasi spazzati via dalla graduale progressione del virus…É cosí che il mio lavoro sta cambiando, mi auguro ancora per poco, mentre la mente desidera fortemente tornare a incoraggiare con una parola di conforto la cliente anziana che mi chiede conforto per la situazione pesante in casa con il marito malato da anni, scambiare una risata con la coppia di marito e moglie che battibeccano scherzosamente insieme, stringere la mano al rappresentante ansioso di promuovere alla titolare i propri prodotti…In attesa che presto tutto questo torni a far parte della mia professione mi preparo all’arrivo di una nuova domenica lavorativa, ormai tristemente a battenti chiusi…

Laura I.

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