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La vera didattica non sa essere lontana nemmeno a distanza

Mesi in cui ho corretto compiti di quasi tutti gli allievi e in tutti i formati, a tutti gli orari. File word, pdf, odt, altri sconosciuti e foto di tutti i tipi, quasi mai dritte, spesso sfuocate o con ombre del fotografo proprio in corrispondenza dell’esercizio da correggere, alcune con improbabili fuoricampo non considerati dai fotografi improvvisati.
Settimane di lezioni scandite da “accendi la videocamera”, “mi senti?”,”non la sento”, “scrivi in chat”, “il microfono non funziona”.
Giorni interi davanti al pc: per correggere, per preparare, per guardarsi i tutorial per capire come funzionano le piattaforme, per videolezioni o videoriunioni.

Eppure, persino adesso, quando la scuola è spesso sembrata troppo lontana da ciò che di lei conosciamo e amiamo, a ridare senso a ciò che senso spesso è sembrato non averne – come cantava pure Vasco – sono sempre stati loro: i ragazzi. L’unico motivo per cui è sembrata meno assurda la stanchezza di certe serate.

Probabilmente dimenticherò la spossatezza, ma non i micromessaggi che accompagnavano alcuni compiti e mi facevano sorridere guardando il pc. Ricorderò la gioia di tornare a rivedersi la prima volta, seppure in video. Conserverò memoria, magari non dei singoli testi, ma di sicuro dell’impegno profuso in tante poesie che hanno scandito il nostro laboratorio a distanza e l’entusiasmo con cui in molti hanno aderito alla proposta di partecipare ad un concorso. Mi verrà da ridere ripensando agli allievi con trecce, maglie colorate e persino con i loro elmi da vichinghi fatti in casa, per partecipare alla lezione sui Paesi scandinavi.
E cercherò di non dimenticare che la scuola anche a distanza funziona solo quando riusciamo ad agganciare i ragazzi e fra mille difficoltà a farli sintonizzare.

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