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Cicì e Cocò e Jacques Prevert

Cicì e Cocò e Jacques Prevert

I miei vicini di piazzola: lui palestrato il giusto e bei lineamenti, lei molto carina nonostante gli orrendi ciabattoni da tedeschi, peraltro indossati da tutti e due. Hanno uguali anche le poltroncine e sul tavolino due tazze con i rispettivi nomi e anche i teli mare che stendono ad asciugare sul filo sono identici , solo di due colori diversi.

Cici e cocò, dormono in tenda, cosa rara, ormai sostituta da camper e roulotte più comodi ma meno romantici.

Li ho guardati stamattina facendo colazione, la vicinanza coatta mi porta a farmi i fatti degli altri e sì, la tenda e la coppietta mi fanno tenerezza e un po’ d’invidia.

Io sul tavolo ho un libro di poesie di Jacques Prèvert che ho trovato nella libreria scambia libri che c’è in spiaggia. Tra riviste di moda e gialli, se ne stava lì, diverso e solitario, perciò, più per deformazione professionale che per vero interesse, ho deciso di prenderlo. Ma non l’ho aperto subito.

Questa sera sono uscita a cena, torno verso mezzanotte e vedo i Carabinieri nel vialetto che divide le nostre piazzole. Penso subito che abbiano beccato un ladro, magari è entrato anche nel mio camper! Mi avvicino e cerco di capire, ci sono anche gli altri vicini e il guardiano notturno. In un misto di lingue stanno dicendo alla ragazza che c’è un bungalow libero a sua disposizione per la notte e che se vuole la accompagnano in ospedale. A lui dicono che domattina presto dovrà lasciare il campeggio. E gli fanno un verbale. Cosa è successo? Che i due hanno litigato e che lui ha picchiato lei e ha urlato talmente forte da svegliare tutti.

Sono senza parole e mi entra nelle ossa un gran freddo mentre vedo la ragazza salire sulla macchinina elettrica del guardiano che la porta via tra due piccole silenziose ali di astanti come in un assurdo e irreale funerale.

Vado a letto, non ho la televisione perciò, per distogliere il pensiero, prendo il libro di poesie e lo apro dove c’è un cordino segnalibro, rosso sangue, lasciato da chi ha avuto per le mani il libro prima di me. Ora, sembrerà che me lo stia inventando per chiudere il racconto, ma è la verità, la pagina corrispondeva a questa poesia:

Linda Verani

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