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Due Scrittrici, due scritture di vita!

A cura di Marina Agostinacchio
Questi due brani, scritti rispettivamente da Carmen Grattacaso e da Maria Felicia Gelonesi, hanno il passo della poesia; brano di denuncia e contemporaneamente di invito a un impegno civico,il primo, memoria e ricordo di un tempo felice, e non privo di triste e oggettiva constatazione di una città cambiata, il secondo.
Due scritture dense, ricche di riflessione e di suggestioni.
Buona lettura!

Carmen Grattacaso
Libertà, diceva Gaber,
è partecipazione.
Vero.
Libertà è potersi togliere
la parte di sopra del costume
perché ti fanno male i ferretti
e il bagnato sul petto
non si asciuga mai.
Libertà è poter camminare per strada
anche di notte
e non avere paura.
Libertà è guadagnare una cifra onesta
che ti permetta non solo di pagare bollette
e rate di mutuo,
ma anche di viaggiare
e andare dal parrucchiere che ha la tinta che non fa male
e fare belle cose per te.
Libertà è sentirsi uguale agli altri,
ma anche sapere, a volte,
che sei più intelligente.
Libertà è nuotare in un mare pulito
senza dover arrivare troppo lontano.
Libertà per una donna
è non farsi mai picchiare da un uomo
anche se è tuo padre,
o tuo marito.
Libertà è l’amore sempre
in tutti i modi,
fra uomo e donna
fra uomo e uomo
fra donna e donna,
fra cattolici e musulmani
fra neri e bianchi.
Troppe libertà calpestate.
Libertà è poter vivere
non sopravvivere.

Maria Felicia Gelonesi

Io venivo a Roma

Venivo a Roma col treno del sud. Ogni anno, d’estate.
Un treno lungo , infinito
Cosi come appariva agli occhi di me bambina.

Ed era infinito anche il viaggio. Dodici ore. Con un treno come solo nel Sud si può avere.
Ricordo che cambiava rotta a Battipaglia.
Ma non tornava indietro,
anche se a me sembra così.
Andava su , andava a Roma.
Io venivo a Roma,

ogni anno a luglio, con mamma e papà .

Mi metteva allegria l’ enorme stazione variopinta, in tutti i sensi.

Gurdavo stupita
I tram sulle rotaie che camminando facevano scintille.
Pensavo fossero rotti.
E papa: “Non sono rotti, camminano così”.
A Roma le donne avevano lunghe ciglia , pennellate sugli occhi, unghie rosse e toupè cotonati.
Mi sembravano tutte Mina.
Venivo a Roma.
Palazzo neri , statue nere, ma dalla “Calabria saudita” ero io a venire, non i monumenti.
Adesso abito Roma e le statue non sono piu nere.. .era lo smog, diceva papà.

Oggi mi guardo intorno,
adesso sta qui il Sud,
ma non é il mio Sud.

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