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I Racconti di Antonella La Frazia

Carissime, carissimi tutti,
oggi I Racconti di Antonella La Frazia nella presentazione di Giovanni Ferrante
Puoi ascoltare un episodio al link:

Buona lettura!

I racconti di Antonella La Frazia, raccolti sotto il suggestivo titolo Il posto di Nenè, aggiungono una tessera significativa al composito mosaico della produzione letteraria ispirata a miti e leggende della tradizione popolare, da cui attingere a piene mani, come da uno scrigno prezioso, accanto a verità crude che, come sempre, s’intrecciano in un’unica tessitura, fino ad arrivare ai giorni nostri, Narrazioni che, partendo dall’area Beneventana, si diramano un po’ in tutta la penisola, toccando varie realtà.
L’autrice, con un lavoro di ricerca scrupoloso e insieme appassionato, da un lato raccoglie le testimonianze disseminate qua e là nella fertile terra italiana, dall’altro scava proustianamente nei meandri della propria memoria alla ricerca dei ricordi che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza, vissute, un mondo irrimediabilmente perduto.
La rievocazione di personaggi ed episodi, talvolta tratti dalla cronaca, talaltra frutto della fantasia dell’autrice, rappresenta il tentativo pienamente riuscito di ridare loro vita, sottraendoli all’oblio a cui sembra li abbiano condannati un insensato appiattimento sul presente ed un modernismo malinteso.
Ecco allora riemergere dall’abisso della memoria e guadagnare la scena, uno dopo l’altro, i protagonisti dei racconti: Fiammetta, la “janara” il cui spettro aleggia nell’antico rione beneventano del Triggio; Maria Giovanna, diventata pazza per il suo desiderio insoddisfatto di maternità; Concetta e Gioacchino, costretti dalla povertà a vendere i tre figli maschi e a dire addio alle due femmine, Lina e Rosa, che intraprendono una drammatica traversata verso l’America, la terra promessa dove “tutti sono ricchi, si mangia tutti i giorni, dove si cammina in carrozza e si va a teatro”, per poi scoprire l’inferno della vita dei migranti; Nenè, vittima del pregiudizio e della superstizione che, innamorata della vita cerca una sua dimensione, trovandola nella natura, in un finale aperto a diverse letture; Nicolino e Michelino, costretti dalle ristrettezze e dalle ingiustizie ad abbandonare la propria casa per andare a vivere in altre famiglie; Luisella, vittima di uno stupro, aggiunge all’onta della violenza subita l’incomprensione e le ritorsioni dei genitori, preoccupati unicamente di salvaguardare l’onore e il buon nome della famiglia; Luigi, adolescente dai lineamenti delicati, vive segretamente il tormento della sua omosessualità, in una società ed una famiglia tutt’altro che tolleranti e inclusivi, che lo spingono ad una ribellione sofferta; Eva, donna bella e sensibile, costretta a subire continue offese e umiliazioni dal marito rozzo e violento, riesce finalmente, in uno scatto d’orgoglio, a ribellarsi; Lucia, donna libera e disillusa, che odia il Natale e le persone, grazie ad una bambina, forse un suo alter ego, e scavando in fondo ai suoi ricordi, affronterà il suo passato; Nadia, vittima di un marito violento, di fronte all’ennesima prepotenza reagisce esercitando una“legittima difesa” nel colpo di scena finale. Il libro termina con una storia che apre alla speranza di felicità per tutti, anche quando non ci si aspetta molto dalla vita, in un respiro profondo d’amore.
Questi racconti, che conservano il sapore delle lunghe narrazioni serali intorno al focolare domestico o nelle riunioni di vicinato per vincere la calura estiva, hanno come filo conduttore la rievocazione del “buon tempo antico”, che è in fondo la struggente nostalgia dell’infanzia di fronte all’inesorabile fluire del tempo che tutto involve e trascolora.
Ma essi rappresentano anche lo smascheramento di un inganno, in quanto quel tempo, che a noi appare sempre e comunque felice per la straordinaria capacità della memoria di cancellare le brutture conservando solo i momenti lieti, viene mostrato in tutta la sua cruda realtà, intessuta spesso di superstizione, pregiudizi, povertà, sfruttamento, emarginazione sociale, emigrazione, violenza, discriminazione. A contrapporsi ai racconti del passato ci sono quelli dei giorni nostri, che a ben scavare dimostrano ancora problematiche insolute, disagi e malesseri simili.
Tutti questi aspetti sono trattati dall’autrice con una sensibilità e un coinvolgimento che non sfuggono al lettore attento, ma anche con il distacco sufficiente a far perdere loro l’urgenza del momento, per trasformarli in simboli universali della condizione umana, con un’evidente simpatia per i poveri e gli emarginati.
In particolare le figure femminili sembrano perdere i loro connotati storici per assumere le sembianze delle eroine della mitologia classica, depositarie di un ricco e tumultuoso mondo interiore che si traduce spesso in gesti estremi ed esemplari.
Anche la narrazione abbandona allora i toni freddi e razionali della denunzia sociale e si trasforma in accorato canto lirico, attingendo a piene mani dal ricco e musicale patrimonio linguistico del dialetto, il solo in grado di esprimere appieno i delicati e genuini sentimenti di queste eroine popolari.

Giovanni Ferrante
4 aprile 2023

Il posto di Nenè
Racconti

Delta 3 Edizioni 2023

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