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La disobbedienza di mia madre

Per la rubrica “Le disobbedienti”, oggi per tutti noi questo scritto autobiografico coinvolgente di Franca Brivio Miotti.
Un invito a leggerlo!

Nel viaggio della mia vita, porto in me la donna della solitudine, mia madre : ” Paolina Aristea Mapelli ” Una giovane donna del 1915. Quando mio padre Guglielmo Brivio, la sposò, aveva solo 18 anni, una bella e dolce fanciulla, alta bionda con gli occhi azzurri e per amore incinta. Innamorata pazza del suo bel Guglielmo, alto ,moro, con gli occhi scuri, un grande lavoratore , innamorato della sua Paolina, amante della natura, gli animali, il ballo la musica, la caccia, la pesca e tifoso del Milan e di Fausto Coppi. Ma i miei nonni materni l’avrebbero vista meglio, a suo tempo, con un bel giovanotto di Lecco, non era accattivante come papà Guglielmo era solo molto benestante.
E sono molto felice della disobbedienza di mia madre….fu una scelta coraggiosa.
Ora, la donna solitudine che leggevo negli occhi di mia madre, non era quella dovuta all’assenza, poiché con nostro padre e cinque figli in famiglia, c’era sempre un bel trambusto e molta molta allegria.
Parlo della solitudine viscerale, quella che mi ha trasmesso dal concepimento.
Io da sempre dico che : amo la notte più del giorno, ed è così poich’essa vive di me.
Ed io la sento in modo particolare mi vibra nelle vene. Ora, papà era caporeparto delle fonderie e smalterie Osva una prestigiosa ditta di Sesto San Gionanni ( Milano). ma la sua seconda passione era coltivare piante da frutta,verdura e fiori di ogni tipo e colore per la sua Paolina. La zia Assunta sorella di mamma, si sposò come avevano predisposto i nonni , con un ragazzo del paese, molto benestante che confezionava capi in pelle e altri generi di confezioni.
Noi, abitavamo nella grande dependance della loro villa; quale ricompensa a mamma per aver accudito la nonna fino alla sua tarda età. Io non ho avuto il piacere di conoscere i miei nonni né materni né paterni. Però ho avuto due vicini di casa, come fossero di famiglia, nonno Enrico e nonna Ernesta , quanto bene abbiamo ricevuto tutti noi da loro.
Tornando a lei, mamma Paolina fa la sarta, ha due mani d’oro molto laboriose, ed è pure molto scrupolosa. Le sue creazioni, oltre al bel taglio vantano rifiniture di pregio, punti piccolissimi, precisi e ben collocati Era sarta ricercata dalla nobiltà del paese , i famosi e facoltosi:
“ContiCastelbarcoPindemonteRezzonico. Tutti i terreni di Imbersago erano di loro proprietà sino agli 1960, poi cominciarono a lottizzare e dare i terreni anche ai contadini che operavano a mezzadria. Mamma era la sarta ufficiale e di fiducia delle signore Contesse tanto da soddisfare le loro numerose richieste. Paolina era davvero instancabile, oltre la mole di lavoro per la nobiltà e la nostra famiglia aggiungeva anche quelle delle sue tre sorelle; quanti abiti e cappotti ho visto uscire da quelle mani lunghe e affusolate .
Mamma, era solita protrarsi a notte fonda con il suo lavoro, ed io, che poco dormivo, tale quale a mio padre, amavo farle compagnia, rimanendo accovacciata sul divano, e da lei rimboccata, con un plaid stupendo, fatto all’uncinetto, con tanti quadrati di lana colorata , da lei, con amore confezionato .
Ed è così che scrutando quei suoi cerulei e profondi occhi, ne leggevo la solitudine cercata! Lei mi guardava e mi allungava qualche carezza. Una sera le chiesi: mamma, ma non sei stanca, non ti dispiace di lavorare così tanto per tutti, senza ritagliare tempo da dedicare a te stessa? Noo rispose perché lo faccio con amore e dedizione..E di aver perso gli anni più belli della tua gioventù per dedicarti così presto alla famiglia? Rispose ancora una volta : oh noo perché l’amore di vostro padre e di voi figli siete tutto il mio mondo, assieme al mio lavoro, e lo svago della domenica quando, per il bosco e in riva al fiume facciamo il picnic, e mi concedo un buon libro, mentre voi correte qua e là a giocare sotto l’occhio vigile di vostro padre. E il sabato sera, qualche ballo nella sala della televisione della zia Maria, sorella di mamma, che con lo zio Giovanni erano proprietari della rinomata :
Osteria dei Cacciatori e lo è ancora a tutt’oggi. Mi sorpresero quelle sue lucide risposte e lei guardandomi negli occhi disse: Franca, ha ragione tuo padre nel dire che sei la figlia dei perché !
Io sorrisi e le strappai un abbraccio e baci.
Poi crescendo, anche le domande furono sempre più intime e rivelatrici di risvolti suoi personali e di consigli per la crescita, basati sui diritti e doveri, sul rispetto e sull’amore per tutto ciò che ci attornia : le persone, la natura, gli animali e le cose, poiché asseriva, che l’anima è madre d’ogni essere vivente e sentimento. Ecco perché tanto parlo di anima, silenzio, di natura e beata cercata solitudine. Penso proprio di essere stata fortunata di aver avuto due genitori come papa Guglielmo e mamma Paolina Aristea anche perché,
li sento in me; sono i miei angeli custodi d’eccezione e, quando desidero, colloquio con loro come li avessi di fronte.
Se guardo il cielo lì sento vibrare nell’aria; negli abbracci dei miei alberi gemelli e nei fiori così prediletti da mamma Paolina .

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