Born To Be Online

Ricordi

Introduzione di Marina Agostinacchio

Lisa Manno Sforza ci delizia con tre suoi ricordi.
Il primo rievoca la figura materna, trasfigurata dalla memoria in un’immagine di grandezza irraggiungibile.
Il secondo ricordo si focalizza sulla sorella in un episodio divertente.
Il terzo, infine, ci parla di un amore finito.

Lei si chiamava Nina .
Era mia madre.
Aveva una mente aristocratica e poetica, la sua cultura era ricca di valori classici
e romantici. Quasi senza accorgersene lei stessa, si distaccava talmente dalla
massa delle persone comuni da apparire a volte un po’ stralunata, altre volte
apparendo di una disarmante ingenuità, sia nei rapporti che nelle questioni
pratiche, quasi fosse giunta sulla terra da un altro pianeta e parlasse un’altra
lingua. Come se avesse percezioni e sentimenti e codici mentali di una
lunghezza d’onda diversa, più fine , “vibrazionalmente” più alta e forse chissà,
era davvero una figlia delle stelle.
I suoi allievi, per lo più figli di contadini o di gente non colta, l’adoravano, e la
cosa si ripeteva in qualunque zona del paese in cui si spostasse a prestare la
sua professione.
Riusciva a tenerli incollati alle sedie, nelle sgangherate scuole di provincia in cui
era stata nominata, con la sua passione per Dante o per il Manzoni o per
d’Annunzio e Carducci , di cui a turno declamava con grande maestria, interi
brani a memoria o le più appassionate poesie.
Alla fine della lezione , strappava accalorati applausi da quei ragazzini che da
allora in poi non sarebbero più rimasti degli ignoranti e che non l’avrebbero
dimenticata per tutta la vita.
….. era una principessa di un altro pianeta, che la coda di qualche cometa aveva
depositato sulla terra.
Ed ora è li che brilla sulla sua cometa alla quale ha fatto ritorno.
Onore a te professoressa….. ,grazie di essere stata la mia mamma

Milano atmosfere anni 60 70 80
Quell’ anno a Laigueglia dalle salesiane.
Ero con mia sorella Elena che ha sette anni meno, lei ne aveva 5.me la misero in un’altra camerata a piano terra, lontana dal mio letto che era al primo piano. Io come maggiore la proteggevo sempre, anche a casa ce l’avevo sempre dietro, quando scendevo in strada a giocare, me la legavo in vita con un lungo spago, così non mi scappava.
Tornando alle suore, una mattina presto Elena sale su a svegliarmi perché non era riuscita a dormire che aveva il letto pieno di formiche…Vado a cercare la suora e glielo dico, le dico che mia sorella non riesce a dormire.
Dobbiamo eliminarle, e lei, di rimando invece di intervenire prontamente mi fa “Eh pazienza…sono creature di Dio anche loro! A pensarci bene forse ecco perché per alcuni anni diventai buddista …

Come un’onda
Come un’onda che si frange,bianca. Selvaggia e spumeggiante, spavalda e vanitosa, mi son ricordata del nostro amore. Troncato. Perchè c’eravamo persi? Era finita e basta Quest’onda che continua a venirmi incontro e poi quando sta per lambire i miei piedi si ritrae frettolosa e scompare nella casa mare, mi ricordava te. Ero da un po’ sulla spiaggia , il sole stava calando all’orizzonte in un tramonto solito ma diverso come tutti i tramonti. A ben guardarli i tramonti sono sempre molto diversi. I colori ,le forme delle nuvole,il vento,il nostro stato d’animo mentre li guardiamo. Sono sempre diversi. Eppure ci sembrano sempre tramonti. Superficialmente li chiamiamo tramonti e basta. Ormai ero cotta di sole e di mare e l’idea che il sole tramontasse mi dava refrigerio. Presi su la mia roba dalla spiaggia e mi avviai verso il mio capanno polinesiano.

Exit mobile version