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Videocamere spente

Videocamere spente.
Così è finita la scuola, quando, dopo aver salutato l’ultima classe, rimaneva la mia faccia nello schermo non circondata più dai volti o dai pallini colorati con le iniziali dei miei allievi – visto che alcuni non li ho nemmeno potuti vedere -.
La sensazione è quella di aver affrontato una calamità, come dopo un incendio o un’alluvione. Così, quando il peggio è finito,  lo sguardo vaga intorno e gioisce per ciò che si è potuto salvare perché anche le piccole cose o quelle insignificanti, sopravvissute al peggio, assumo un valore diverso, mentre quelle perdute sono un po’ divenute familiari, ma non per questo meno desolanti.
Il lavoro di questi mesi è stato il continuo cercare di mettere al riparo il più possibile, sapendo che tutto non si sarebbe potuto salvare. La sensazione è quella mescolanza fra la soddisfazione di aver affrontato il peggio ottenendo dei risultati e la desolazione per quanto è andato irrimediabilmente perso.
Ma i ragazzi, loro no, non sono cose da salvare, sono come piante che stanno crescendo, da sostenere e indirizzare, così, persino dopo una catastrofe, puoi sorprenderti per dei germogli e rami verdi rimasti vitali che saranno il punto da cui ricominciare.
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