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I MIEI DIRITTI ESISTENZA E LEGITTIMAZIONE:Storia di F.

Alzare le mani: Storia di F.
Storia di F.
Leggiamo con attenzione questo testo coraggioso in cui le parole sfrecciano forti, franche, autentiche.

Mi chiamo F. Durante una discussione con mio padre – con toni relativamente alti- mio fratello (sposato e residente in un’altra casa) mi tira un pugno in un occhio facendomi cadere a terra e continuando poi ad insultarmi e ad umiliarmi chiamandomi “zoccola, puttana, pompinara e quant’altro”. Chiamai sua moglie perché era impossibile parlare con lui e minacciando di denunciare suo marito ma l’unica cosa che seppe dirmi era che poteva capitare e che, se suo fratello l’avesse fatto a lei, non l’avrebbe mai denunciato. In pratica, gli offesi già da quel giorno, diventarono loro. Il giorno dopo l’altro mio fratello che era al mare quindi non aveva assistito a nulla, dopo aver sentito che avevo intenzione di andare dai carabinieri, iniziò a dire delle bugie, alzando anche le mani, umiliandomi, dicendo che io non potevo più stare in quella casa e che mi avrebbero chiuso in qualche ospedale per malati di mente (dispongo anche degli audio in cui lui e mio padre si mettevano d’accordo su cosa dire ai carabinieri). Quando chiamai i carabinieri iniziarono a coalizzarsi tutti contro di me. Io ero la colpevole. L’intervento dei carabinieri fu deludente. Uno di loro mi disse che erano cose che potevano succedere, che dovevo uscire e fare l’amore così tornavo a casa più rilassata. Andai in caserma e segnalai quanto era accaduto. Poi andai in ospedale. Lì mi diagnosticarono un ematoma all’occhio dovuto a percosse. Avevo un referto medico ma anche gli infermieri mi dissero che denunciandolo avrei rovinato mio fratello. Tutto questo mi causò un trauma psicologico. L’ansia, di cui già soffrivo, diventò sempre più un problema. Per me tutto era diventato un pericolo. Quel gesto e quelle parole non erano per niente considerate “violenza” da nessuno. Si parla di violenza psicologica e io l’ho vissuta ed è subdola. Pensavo di essere io la colpevole, la “sbagliata”, quella che doveva andare in giro con gli occhiali da sole per non far vedere l’ematoma all’occhio. Da quel giorno sono passati due anni. Loro non li ho più visti, erano “offesi” e con il tempo ho iniziato a viverli come estranei, soprattutto quando, all’ennesima spiegazione, i miei genitori capirono cosa vuol dire avere delle bestie che ti colpiscono in quel modo e mi chiesero scusa. A Natale di quest’anno, magicamente non si sono sentiti più offesi ( di nuovo si sono coalizzati) sono venuti a casa senza considerare minimamente cosa era successo, le bugie dette da tutti, le sue false scuse e le giustificazioni, ma soprattutto senza considerare la mia reazione. Per sei ore – il tempo del pranzo di Natale- rimango chiusa in camera per evitare qualsiasi litigio. Non ero in grado di prevedere né la mia né la sua reazione. Feci addirittura la pipì in un bicchiere. Non mi sentivo al sicuro. Per giorni un’ansia infernale. Ad un certo punto sento lui che mi prende in giro ridendo con una frase del tipo “eh, noi siamo violenti.” Insomma, anche la presa per il culo. E pensare che sono diventati genitori di una figlia femmina a cui auguro di non subire mai quello che ho subito io. Con il senno di poi, se l’avessi denunciato so che non avrei ottenuto nulla, anche se consiglio sempre di raccontare a chiunque vi voglia bene quello che accade. Allontanatevi da bestie del genere. Cercate di non provare odio, ma solo indifferenza. Loro potranno raccontare tutte le bugie che vogliono, ma non abbiate paura, voi continuate a vivere nella verità. Questa è la mia esperienza.

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