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Lo sviluppo delle relazioni con i coetanei

Di Sara Lindaver Psicologa Padova

Mi è capitato in più occasioni di sentire genitori preoccupati per le relazioni dei loro figli con i coetanei. Alcuni reputano il loro figlio come “un tipo solitario”, altri si domandano se ci sia “qualcosa che non va” o se magari non si trovi bene con i compagni di classe o gli amici…
Vediamo un po’ che caratteristiche assumono le relazioni con i propri pari nel corso dello sviluppo!
I bambini nascono con una serie di competenze innate necessarie alla comunicazione e all’interazione sociale che si sviluppano nel tempo mediante i ripetuti scambi comunicativi fra il bambino e le persone che gli stanno intorno. Già alla nascita, ad esempio, i neonati manifestano una particolare sensibilità per i suoni umani piuttosto che quelli non umani e le più recenti ricerche mettono in luce che la voce materna viene percepita già durante la vita intrauterina e per questo discriminata e preferita sin dalle prime ore di vita.

Nel corso del suo sviluppo il bambino si trova ad instaurare relazioni che possono essere con persone più grandi di lui (relazioni verticali) o con suoi coetanei (relazioni orizzontali). Questi due diversi tipi di relazione assolvono a funzioni diverse. Le relazioni verticali rispondo al bisogno di sicurezza e protezione del bambino e gli consentono di acquisire abilità e competenze. Le relazioni orizzontali vedono invece maggiormente coinvolte dinamiche di cooperazione e/o competizione e per questo maggiormente esposte alla possibilità di conflitti.
Nel 1° anno di vita le interazioni dei bambini con i loro coetanei sono molto brevi ed elementari e basate principalmente sul sorriso, sul pianto e sul porgere oggetti. Le relazioni principali che ha il bambino a quest’età sono con l’adulto o gli adulti che si prendono cura di lui. Questo è il periodo in cui inizia a formarsi il legame di attaccamento fra il bambino e le sue persone adulte di riferimento che possono essere i genitori, i nonni, una babysitter… Tale legame costituirà il modello sulla cui base si svilupperanno le aspettative dei bambini relativamente al comportamento delle altre persone all’interno di una relazione.
Nel 2° anno di vita, l’interesse per i coetanei diviene maggiore. L’interazione si basa principalmente sull’imitazione per cui un bambino fa qualcosa e l’altro successivamente lo imita. Lo scambio di oggetti diventa più frequente.
Fra i 2 e i 5 anni si affina sempre più la capacità di comunicazione linguistica del bambino per cui le interazioni si fanno più complesse. I bambini cominciano a dimostrare segni di stabile preferenza sociale anche reciproca, iniziano cioè a riconoscere i bambini con cui preferiscono stare assieme. Inizia a svilupparsi il cosiddetto gioco di finzione in cui le azioni dei bambini si coordinano nei termini di “io faccio questo e tu fai questo” ed in genere coinvolgono 2/3 bambini.
Tipici esempi di questo tipo di gioco sono “mamma casetta”, la finta lotta con le spade, il gioco dell’inseguimento per cui uno prende e l’altro scappa… Queste tipologie di gioco implicano la capacità del bambino di assumere ruoli diversi a cui sono associati comportamenti diversi. Dal momento che questa capacità è in corso di evoluzione, i conflitti con i pari in questo periodo sono molto frequenti. A quest’età essere amici per i bambini vuol dire stare insieme ed un buon amico è colui che è bravo ed obbediente. Attorno ai 5 anni i bambini sono in grado di distinguere fra amici e conoscenti.
Con l’ingresso nella scuola elementare aumenta progressivamente il numero di partecipanti ai giochi e comincia ad esserci l’interesse per il gioco di squadra in cui si fa sentire anche la competizione e l’importanza delle regole. Diviene evidente la segregazione fra i sessi che è utile al bambino per scoprire la propria caratterizzazione sessuale. L’amico è colui con cui si ha un interesse in comune ed essere amici vuol dire aiutarsi reciprocamente. Attorno ai 7/8 anni comincia ad esserci la distinzione fra amici e compagni di classe.
Nella preadolescenza ed adolescenza e quindi con l’ingresso alle scuole medie e superiori, il gruppo dei pari diventa molto importate per lo sviluppo della propria identità personale in quanto permettere il confronto con persone che vivono esperienze simili alle proprie e con cui è possibile sperimentare il proprio essere “adulti in evoluzione”. Durante la preadolescenza l’amicizia diviene esclusiva. In genere i ragazzi e le ragazze tendono a pensare che l’intimità non possa essere distribuita fra più persone per cui viene si sceglie “il proprio amico del cuore”. Col tempo i rapporti amicali assumono sempre più una forma adulta per cui gli amici sono considerati una forma di arricchimento e viene sempre meno considerata l’esclusività come una caratteristica dell’essere amici.

Sara Lindaver Psicologa Psicoterapeuta Padova

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